Il concetto “panoramico” è: se calciatori ed ex calciatori, se arbitri ed ex arbitri, se allenatori ed ex allenatori, se osservatori tifosi e non tifosi si dividono fra “interventisti” e innocentisti guardando e riguardando un’azione farcita o meno col Var, un motivo ci sarà. E il motivo è che manca quella parolina magica che annullerebbe tutte le altre attorno: uniformità. Il binario unico. Perché se il Protocollo-Var fosse Cassazione, allora altri gradi di giudizio non dovrebbero sussistere. Invece, oggi, il caos è (ancora) sovrano. Si è passati dal “vedo-non-vedo” al “Video-non-Video”. In tutto questo, da ieri, la frase della settimana è diventata “Meccanismo da oliare”. La usa Massimo Moratti e la abbraccia anche Gianluca Rocchi che, d’iniziativa propria (e lo farà nuovamente), decide di intervenire a “Radio Anch’io Sport”, trasmissione radiofonica di Radio-Rai1. Gasperini avrà apprezzato.
In nove giornate di campionato sono stati fischiati 44 rigori. Ma l’episodio che ha scatenato nuovamente tutto è stato quello del derby d’Italia, Dumfries-Alex Sandro. Mariani – che fin lì aveva diretto con posizionamento e buona visione – guarda, valuta, decide di lasciar correre e fa anche segno al giocatore di alzarsi perché non c’è nulla. E quindi si suppone abbia visto e valutato: non sanzionando. Il Var interviene. Rigore per la Juve e 1-1. Un labiale emesso da “Pressing”, poi, scova a gara finita Mariani dire: “Questo è rigore netto”. Dopo. L’Inter, nel Day after, riflette: non sull’episodio in sé ma sull’uniformità che manca nella chiamata-Var. E pensa a quando nel maggio scorso il contatto Cuadrado-Perisic fu solo decisione dell’arbitro, o anche il “volo” Anguissa-Vina (Roma-Napoli) che è rimasta valutazione del campo.
Fonte: Gazzetta.it